“Mi dia solo un momento per pensarci, l’ho dimenticato”
“Mi dia solo un momento per pensarci, non lo ricordo”
Quante volte a ognuno di noi sarà capitato di pronunciare parole come queste? Ma siamo sicuri di aver espresso davvero quello che volevamo dire?
Eh già, queste due affermazioni sembrano così simili, il concetto espresso sembra proprio lo stesso e invece… qual è la differenza?
Se ai tempi del liceo non ero certo una studentessa modello, con il passare degli anni la mia voglia di studiare è andata aumentando, e insieme ad essa la voglia di capire come farlo nel modo più efficace.
Degli studi classici, ho conservato la “mania” di cercare le sfumature di significato delle parole pensando alla loro etimologia.
Agli studi sulla Programmazione Neuro Linguistica ho rubato la convinzione che queste sfumature, per il nostro cervello, hanno un significato importante, e la scelta di utilizzare una parola al posto di un’altra può fare la differenza.
Occupandomi di tecniche di apprendimento e memorizzazione efficace, mi capita frequentemente di lavorare con persone che cercano una soluzione ai propri “problemi di memoria”. Nella maggior parte dei casi, queste persone scoprono che il loro limite è quello di non avere una strategia, e una volta acquisitane una efficace, i risultati cambiano, e così la loro convinzione di non avere una buona memoria.
Di volta in volta però, una delle domande più frequenti che mi passano per la testa lavorando con qualcuno è: questa persona ha bisogno di lavorare sulla dimenticanza o sul ricordo?
E qui ci viene in aiuto l’etimologia di queste parole.
Dimenticare (dal latino dementicare) indica un allontanamento dalla mente.
Scordare (nel quale risuona il cor latino, per gli antichi sede della memoria) parla di un allontanamento dal cuore.
La parola stessa ricordo quindi, contiene già l’idea che, se una cosa ci rimane impressa, è perché in qualche modo ci ha colpiti anche a un livello più profondo, non solo celebrale. In questi casi, il ricordo può non essere facile da richiamare, ma quell’informazione è sicuramente in noi. Dobbiamo solo trovare l’aggancio mentale (di cui parleremo in un prossimo articolo) che ci permetta di recuperarla.
In altri casi, il problema può invece essere che noi quell’informazione non l’abbiamo proprio immagazzinata nel modo corretto. L’esempio più palese riguarda i nomi delle persone. Il primo motivo per cui a volte non li ricordiamo, è che non li abbiamo proprio ascoltati. In questo caso non è il ricordo la prima cosa su cui andare a lavorare, ma l’attenzione.
La buona notizia? È che tutte le fasi dell’apprendimento sono migliorabili, dall’attenzione necessaria per acquisire nel modo migliore le informazioni, all’aggancio mnemonico che ci permetta di ritrovare la strada per riportarle a noi nel momento del bisogno.
1 commento on "Non l’ho dimenticato, è che non lo ricordo!"
Numero uno Laura!!! Anche io sono appassionato delle parole, ma questa mi era ancora sfuggita! Grazie di cuore!