Musica e Memoria
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18 giugno 2015 - 11:45, by , in blog, No comments

A moltissime persone risulta molto facile ricordare i testi di centinaia di canzoni, ma non sempre lo stesso vale per le poesie.
Per esempio, chi frequenta ancora la scuola o l’ università sa benissimo che per imparare bene una lezione o preparare un esame solitamente ci vuole un po’ di tempo, mentre basta ascoltare una canzone un paio di volte per immortalare nella nostra mente ritmo, musica e anche le parole.

Da bambina, quando ancora non avevo idea di cosa fossero le tecniche di memoria, mi facevo aiutare dal mio papà, che mi faceva cantare le poesie per farmele ricordare meglio, ed effettivamente funzionava!

Certo, non potevo usarlo per imparare pagine di storia o di altre materie, però era un grande aiuto per memorizzare le poesie.

Come mai avviene ciò nella nostra mente? Perché la musica sa farci ricordare le cose?

Parliamo spesso del fatto che la nostra memoria lavora per immagini, e che è molto più facile ricordare attraverso esse.
In questo caso però c’è qualcos’altro che agisce sul nostro cervello: le emozioni!
Quando qualcosa ci colpisce, lo ricordiamo istantaneamente, spesso ai corsi chiediamo se qualcuno ha mai avuto la brutta esperienza di essere morso da un cane; le persone che hanno subito una simile circostanza spesso riescono a ricordare con particolari molto nitidi tutta la scena, ricordandosi addirittura se era mattina o pomeriggio, la stagione in cui è successo e in alcuni casi come erano vestiti anche a distanza di decine di anni.

Incredibile vero?
Prova anche tu!

Se ti chiedo di ricordarti un episodio della tua infanzia che è ancora ben presente nella tua mente, e ti chiedo “Cosa stavi facendo? E soprattutto cosa stavi provando?” probabilmente a questo episodio è legata un’emozione positiva o negativa molto forte.

È così?

Le emozioni giocano infatti un ruolo molto importante nel processo di memorizzazione.

Ma cosa c’entra tutto questo con la musica?

La musica esprime emozioni che gli ascoltatori percepiscono, riconoscono, o da cui vengono emotivamente toccati. Diversi studi hanno dimostrato che il motivo più comune per cui si ascolta la musica è quello di poter influire sulle emozioni, per modificarle, per liberarle, per sintonizzarsi con il proprio stato emotivo, per rallegrarsi o consolarsi, o per ridurre lo stress.
Il fatto che la musica possa evocare emozioni profonde è un mistero che ha affascinato gli studiosi fin dall’antica Grecia.
Perché reagiamo alla musica con le emozioni? Come possono dei “semplici suoni” coinvolgerci così tanto?

Spiegare come e perché la musica possa evocare emozioni in chi l’ascolta è estremamente importante, dal momento che la musica viene utilizzata, nella nostra società, in moltissimi modi che presumono la sua efficacia nel richiamare emozioni, come la musica da film, il marketing e la musicoterapia.

Provate a immaginare di guardare una scena di un film, magari un horror con l’opzione muto.
Per esempio la famosissima scena della doccia in “Psycho” di Hitchcok.
Cosa accadrebbe? Quella scena smetterebbe di spaventarvi.

psycho

Il musicologo cognitivo John Ashley Burgoyne ha passato la sua vita a studiare il riconoscimento della musica e cosa rende alcune canzoni indimenticabili.

Nel 2014 lui e il suo team, in collaborazione con il Festival della Scienza di Manchester e con il Museo della Scienza e dell’Industria (MOSI) ha lanciato un gioco online con il proposito di raccogliere una lista di canzoni che il pubblico reputa più orecchiabili.

Il gioco è ancora disponibile, se vuoi puoi giocarci seguendo il link http://www.hookedonmusic.org.uk/

I risultati di questo piccolo test rivelavano verità particolarmente interessanti.

Nel Regno Unito il tormentone “Wannabe” delle Spice Girls era riuscito a battere “Mambo No.5” di Lou Bega. Altri brani nella top ten includevano “Eye Of The Tiger” dei Survivor e “Pretty Woman” di Roy Orbison. Ma questi sono evergreen, nulla di cui sorprendersi.
Come facciamo a sapere se una canzone attuale ci resterà in testa per i prossimi dieci o addirittura vent’anni?

Secondo Burgoyne è probabile che “Take Me To Church” di Hozier,“Ayo” di Chris Brown e “Uptown Funk” le continueremo a cantare per molto tempo, mentre dimenticheremo molte canzoni rap come “King Kunta” di Kendrick Lamar o “Prayer in C” di Robin Shulz.

Come fa una canzone a restare appiccicata alla nostra mente?

Lui sostiene che una canzone per essere ricordata debba essere “supercatchy” (da  to catch – acchiappare).
E questo meccanismo si lega molto allo stesso utilizzato nella musicoterapia.

In questo processo viene coinvolta l’amigdala che riceve rapidi input direttamente dal talamo prima che ci sia un’elaborazione da parte della corteccia.
Nella struttura cerebrale l’amigdala ha una posizione privilegiata in qualità di sentinella delle emozioni capace all’occorrenza di espropriare il resto del cervello dalle sue funzioni.

L’amigdala funziona come un archivio della memoria emozionale ed è quindi depositaria del significato stesso degli eventi.
Ciò spiega le risposte immediate nei riguardi della musica come per esempio commuoversi ascoltando un brano.

La corteccia invece impiega più tempo per reagire agli input musicali, richiamando alla memoria particolari ricordi legati alla musica ascoltata.

Il sistema nervoso autonomo invece, è costituito da simpatico e parasimpatico, ed è uno dei maggiori componenti neurologici delle emozioni.

Il simpatico attiva il corpo aumentando la frequenza cardiaca, stimolando la secrezione di adrenalina e di altri neurotrasmettitori e la trasformazione del glicogeno per produrre energia. Il parasimpatico invece è un inibitore che abbassa la frequenza cardiaca, stimola la digestione e la secrezione salivare.
È stato verificato che differenti tipi di musica possono stimolare sia il simpatico che il parasimpatico.
Ascoltare musica sembra stimolare anche il rilascio di endorfine coinvolgendo il sistema limbico che contiene un gran numero di recettori.

Infatti la musica ha la caratteristica di transitare senza mediazioni dagli apparati uditivi del sistema limbico, che è il centro dove sorgono le risposte emotive, stimolando quindi l’emisfero destro; mentre il linguaggio verbale moderno agirebbe più che altro sui piani analitici e logici dell’emisfero sinistro.

Ed ecco come semplicemente cantando una poesia i nostri due emisferi si ritrovano in un attimo in sintonia.

E lavorando insieme ci permettono di ottenere risultati incredibili!

Non ci credi ancora?
Allora ti sfido a memorizzare una poesia. “San Martino” di Giosuè Carducci.

Guardando e soprattutto ascoltando il video che ti proporrò sarà semplicissimo!

Buon divertimento!

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