Anche gli animali imparano
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22 ottobre 2015 - 14:16, by , in blog, No comments

Vi siete mai chiesti come fanno gli animali domestici a essere i migliori amici dell’uomo? Ma soprattutto come fanno alcuni tipi di animali a essere così intelligenti?

Io sono di Modena, ma vivo a Milano da due anni, e quando torno vado sempre a trovare i miei nonni. Qualche giorno fa ero infatti da loro, in giardino, e ad un tratto è spuntata da un angolo della casa la mia cagnolina di nome Balù, mi è corsa incontro scodinzolando e saltando come se non mi vedesse da una vita. Effettivamente era passato un po’ di tempo da quando avevamo giocato insieme l’ultima volta ma per un animale non è un lasso temporale così ampio .

Quando mi sono avvicinata le ho dato subito il comando di sedersi e di darmi la zampa e così lei da cane ubbidiente lo ha fatto. In quel momento, guardandola obbedire alle mie parole e ai gesti della mia mano, ho iniziato a pormi molte domande su come anche gli animali possano imparare a fare cose per loro non naturali.

Parliamo per esempio del cucciolo a casa che impara a dormire nella sua cuccetta oppure di qualcosa di molto più difficile, come il leone o l’elefante che al circo imparano addirittura a fare delle vere e proprie coreografie.

Com’è possibile?
Tutto dipende dal processo di apprendimento ed evoluzione che caratterizza l’animale.
Di questo parla un famoso psicologo tedesco di nome Wolfgang Kohler, uno degli esponenti della psicologa gestaltista.
La psicologia della Gestalt (dal tedesco Gestaltpsycologye) è la psicologia dell’atto .
Mette come protagonista la percezione e la soggettività, infatti questo tipo di corrente si basa sulla realtà com’è vista dal soggetto e la percezione che quest’ultimo ne ha unendo i piccoli eventi e dando infine un giudizio sull’evento generale.
I cambiamenti di percezione dipendono dalla realtà e dal soggetto stesso.
Dal 1913 al 1920 Kohler studiò alla stazione antropoide di Tenerife e lì si occupò di capire le capacità di problem solving di alcuni scimpanzé, scrivendo un libro intitolato: ‘’La Mentalità delle Scimmie’’.

Gli psicologi gestaltisti si sono chiesti se l’acquisizione di un nuovo comportamento da parte di un animale avviene in modo casuale o attraverso processi intellettivi dati anche dall’influenza dell’ambiente e dai suoi stimoli che permettono all’individuo di organizzare i pensieri in modo corretto per il raggiungimento di uno scopo.

Cosa fece quindi Kohler per provare la sua ipotesi?
Mise una banana fuori dalla gabbia dello scimpanzè Sultan, più lontana rispetto al braccio dell’animale; all’interno della gabbia lo psicologo aveva messo un bastone, strumento che poteva essere utile allo scimpanzè per prendere la sua banana.
L’animale fece un primo tentativo con il braccio, ma non avendo successo si mise a ispezionare l’ambiente, trovando così il bastone raggiunse l’obiettivo afferrando l’oggetto desiderato.

Gli esperimenti furono ripetuti più volte con strumenti diversi, per esempio delle casse su cui gli scimpanzè salivano e potevano raggiungere la banana appesa sul soffitto della gabbia.

Kohler dopo alcune osservazioni arrivò alla conclusione che i tentativi di Sultan non erano casuali, bensì pensati, in quanto l’animale prima esaminava le condizioni dell’ambiente, poi selezionava gli stimoli rilevanti, e infine organizzava questi per raggiungere il suo scopo.

L’apprendimento in questo caso avviene per ‘’insight’’ ovvero per intuizione perché gli scimpanzè all’improvviso trovano la soluzione tramite uno schema mentale in cui sono presenti i dati del problema e le relazioni tra queste.

Nonostante la maggior parte degli esperimenti sia stata condotta sugli scimpanzè, anche dei cani si può dire che apprendano attraverso l’esperienza e che ad alcune azioni corrispondano conseguenze negative e/o positive.

Le conseguenze positive sono chiamate di rinforzo positivo e possono essere il cibo, l’attenzione del padrone, le coccole o il gioco. Se il cane riceve cibo quando arriva dal proprietario, per esempio, sarà più probabile che abbia voglia di tornarci.

Altrettanto importanti sono le conseguenze negative, altrimenti definite di rinforzo negativo.
Negli addestramenti si utilizzava un collare a strangolo per il comando ‘’seduto’’, per cui l’animale associava il sedersi alla cessazione del dolore.

Altri comportamenti invece non portano a nessuna conseguenza, come ad esempio il cane che impara che è inutile curarsi dei suoni della televisione in salotto e quindi inizia a ignorarli. Un altro comportamento simile è quello di elemosinare cibo mentre i padroni sono a tavola, il cane impara che è solo uno spreco di energie e quindi estinguerà questo comportamento.

Il cane inoltre per riuscire a distinguere un comportamento istintivo da uno appreso deve riconoscere alla perfezione cinque segnali:

  • Nome: il segnale più importante e più incisivo
  • Vieni
  • Lascia
  • Seduto
  • Segui

e questi ultimi devono essere ben distinguibili, associati a quel tipo di comportamento e devono essere universali e validi in ogni tipo di ambiente.
Per addestrare un cane serve tempo e molto esercizio.

Non si può certo paragonare l’intelligenza dell’uomo con quella di un animale, meno sviluppata. Si può iniziare a pensare, però, con questi piccoli esperimenti che anche loro sono esseri dotati di un’ intelligenza sia visuo spaziale, che permette loro di gestire situazioni di pericolo e problem solving, e soprattutto di un’intelligenza emotiva. Alcuni animali più di altri.

“Un cane non se ne fa niente di macchine costose, case grandi o vestiti fermati… Un bastone marcio per lui è sufficiente. A un cane non importa se sei ricco o povero, brillante o imbranato, intelligente o stupido… Se gli dai il tuo cuore, lui ti darà il suo. Di quante persone si può dire lo stesso? Quante persone possono farti sentire unico, puro, speciale? Quante persone possono farti sentire… Straordinario?’”

[Io e marley ]

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