Il ventunesimo secolo è diventato il periodo storico dei grandi esperti, durante il quale si impara tutto alla velocità della luce.
Hai letto un libro sul metodo di studio? Sei un luminare del campo!
Hai letto un libro sulla genitorialità? Ecco che diventi uno psicologo di fama mondiale.
Hai fatto un corso di 10 ore per diventare tutor sui disturbi specifici dell’apprendimento? Allora il gioco è fatto: sei diventato uno dei più grandi esperti del settore.
Nel giro di poco tempo ognuno di noi può approvvigionarsi di una serie di informazioni utilissime, ma che non possono sostituirsi all’esperienza di chi fa anni di pratica su argomenti specifici.
Ed ecco allora che all’improvviso questi nuovi grandi esperti entrano nel mondo che tanto dicono di detestare: la superficialità!
Da ormai 15 anni mi occupo di apprendimento e ho alle spalle esperienze, studi e tanta pratica. E nonostante ciò, sono ancora consapevole che non sia abbastanza! I ragazzi si evolvono, le difficoltà aumentano e quindi è necessario formarsi ancora.
Eppure viviamo nella società del “tutto e subito”, basta digitare su Google una ricerca e appaiono subito frasi che recitano più o meno così:
come dimagrire in poco tempo
addominali in poco tempo
ingrassare in poco tempo
studiare in poco tempo
perdere chili in poco tempo
pettorali in poco tempo
glutei perfetti in poco tempo
pancia piatta in poco tempo
Poco tempo. Questo sembra essere il denominatore comune che lega le persone di questa epoca:
Spesso, non solo non si concede il tempo ai ragazzi di sbagliare, ma in preda al delirio del “tutto e subito”, sempre più famiglie si affidano al “fai da te” appreso in poco tempo o a sedicenti professionisti che millantano grandissimi risultati senza fatica e senza eccessivo impegno.
Mi preoccupa molto l’insorgere di questa professionalità improvvisa. Sarò retrogrado o fuori dal coro, ma il pensiero che tutti possano fare tutto mi fa rabbrividire.
Se esistesse un corso di 10 ore per diventare fruttivendolo e decidessi di farlo, non mi sentirei un fruttivendolo dopo averlo seguito. Anzi! Credo che chi esercita una professione da anni lo possa fare assolutamente meglio di me.
E allora perché pensare che fare un corso di 10 ore possa renderti esperto su un argomento anche impegnativo? Nell’apprendimento, ad esempio, possono esserci molteplici casi diversi e ognuno ha delle complessità particolari. Però, esistono seminari che promettono alle famiglie di risolvere i loro problemi in un “batter di ciglia”. Così, alla fine del seminario, avendo trovato la “cura” ed essendo diventati esperti, si sentiranno in dovere di far applicare pedissequamente ogni strategia appresa ai figli, creando, nella migliore delle ipotesi, confusione.
Con questo non voglio dire che imparare delle strategie diventi negativo, anzi!!! Il concetto fondamentale rimane aver voglia di imparare e continuare a farlo. Quello che allarma è vedere che vengono sbandierati certificati che non presuppongono una reale esperienza e conoscenza della difficoltà.
Chiedete a un genitore di un ragazzo dislessico, ad esempio, se bastano 10 ore per comprendere il problema e trovare delle strategie compensative. Vi risponderà con una risata. Attenzione, io sono a favore della leggerezza, ma non bisogna confonderla con la superficialità. La superficialità è un grande freno alla qualità della vita. Diventa incapacità di approfondire le cose che si fanno, è l’esatto contrario dello spirito critico, ovvero della volontà di capire il perché di quello che succede o si fa.
Basti pensare a come viene apprezzato un bambino quando chiede ai genitori il perché di ciò che lo circonda; paradossalmente, per pigrizia mentale, spesso un adulto tende a snobbare ogni approfondimento.
Moltissime persone fanno le cose senza chiedersi le motivazioni: “troppo faticoso chiedersi il perché”, “sarò pur libero di fare una cosa”, “mi piace e basta!”, “perché la faccio? Perché sì!”.
Sono superficiali proprio come quelli che non vogliono studiare; mentalmente sono come quelli che fisicamente trovano “troppo faticoso” fare sport.
Quindi attenti al fumo negli occhi, informatevi, studiate e soprattutto allenatevi a capire cosa veramente volete per vostro figlio o vostra figlia. Non siate schiavi della fretta, ma tenete sempre a mente quale volete che sia l’obiettivo finale. Cercate di essere un sostegno, un supporto, non una stampella.
I ragazzi vogliono dei genitori, non dei professori o degli esperti a domicilio.
“Bisogna pensare al cambiamento di valore della parola amico che si è avuta tra ieri e oggi grazie a internet, per capire come i rapporti siano diventati facili e superficiali. I nuovi rapporti vivono di un monologo e non di dialogo, che si creano e si cancellano con un clic del mouse, accolti come un momento di libertà rispetto a tutte le occasioni che offre la vita e il mondo. In realtà, tanta mancanza di impegno e la selezione delle persone come merci in un negozio è solo la ricetta per l’infelicità reciproca”. (Zygmunt Bauman)