L’intelligenza del cuore: Il cuore come secondo cervello del corpo umano
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14 febbraio 2017 - 19:59, by , in Crescita, No comments

“Tutti dicono che il cervello sia l’organo più complesso del corpo umano, da medico potrei anche acconsentire. Ma come donna vi assicuro che non vi è niente di più complesso del cuore, ancora oggi non si conoscono tutti i suoi meccanismi. Se nei ragionamenti del cervello c’è logica, nei ragionamenti del cuore ci sono le emozioni.
Rita Levi Montalcini, premio Nobel per la medicina (1986)

Per secoli il cuore è stato dichiarato sede di emozioni, coraggio e saggezza, sinonimo di vita e di virtù rigeneratrice. Tra i popoli antichi la sua centrale importanza non è mai stata rinnegata e ancora oggi in alcune tribù dell’Amazzonia è uso mangiare il cuore dei guerrieri caduti: l’intero villaggio beve infusi preparati con i resti dei valorosi combattenti così che le loro qualità non vadano perse ma nutrano lo spirito di coloro che sono sopravvissuti.

Nonostante questa tradizionale tendenza, negli ultimi tre secoli il mondo occidentale ha relegato il cuore a semplice pompa sanguigna, congegno meccanico atto al funzionamento del resto del corpo.

 

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Questa convinzione ha cominciato ad incrinarsi negli anni Sessanta, quando John e Beatrice Lacey hanno condotto uno studio ventennale sul ruolo del cuore nei processi cognitivi, comportamentali e d’apprendimento. In seguito sull’ondata di queste ricerche diversi scienziati cominciarono a fare studi ed esperimenti nello stesso ambito.
Anno di svolta fu il 1991: da una parte il Dr. Andrew Armour introdusse per primo il concetto di cuore come mente funzionale; dall’altra Doc Lew Childre Jr, autorità internazionale nel campo della riduzione dello stress e della costruzione della resilienza personale, fondò l’HeartMath Institute (HMI), l’istituto di matematica del cuore. Nato come un’organizzazione no profit l’ HearthMath Institute oggi è un vero e proprio centro di ricerca con sede a Boulder Creek, in California e collabora con diverse università americane tra cui Stanford e Princeton.

Durante le loro ricerche gli scienziati dell’HMI si sono posti domande quali l’implicazione delle ramificazioni psicologiche di quelle esperienze emozionali che derivano dal cuore, o da dove provenga l’intelligenza necessaria ad avviare e regolare il battito cardiaco.
Basandosi sui loro esperimenti e sulla base di nuove scoperte scientifiche i ricercatori sono stati in grado di confermare che all’interno del cuore si insedia un autentico piccolo cervello, composto da circa 40.000 cellule di tessuto neuronale.

Questa scoperta è stata ben sintetizzata da Pao L. Chang, nel suo volume Staradigm:

“Circa il 65 % delle cellule del cuore sono cellule neuronali e non muscolari. Una serie di esperimenti hanno permesso di provare non solo che il cuore lavora in maniera simile al cervello, ma anche che sotto certi aspetti si rivela persino superiore ad esso. Questa potrebbe essere la ragione per cui il cuore è il primo organo ad entrare in funzione dopo il concepimento. Il cuore si attiva, infatti, circa venti giorni dopo il concepimento, mentre la mente non inizia le sue funzioni prima del novantesimo giorno dal concepimento.”

Questo cervello di dimensioni ridotte (40.000 cellule neuronali nel cuore contro circa 100 miliardi all’interno del cranio) è sufficiente non soltanto perché il cuore svolga le sue funzioni meccaniche, ma gli dà anche la capacità di impartire comandi imperativi al cervello del cranio: il cuore è infatti la sede delle cosiddette intuizioni, che spesso sono alla base dei più importanti ragionamenti.

Un’altra illuminante scoperta fatta tra le mura dell’HMI e in collaborazione con l’Università di Princeton si basa sull’ormai accettata teoria che la coscienza sia fatta di energia e che questa energia sia in continua connessione con il campo elettromagnetico della terra.

Per arrivare a questa conclusione è innanzitutto importante considerare che il cuore genera il campo elettromagnetico più forte di ogni altro organo nel corpo umano, con un diametro che si estende tra i 2 e i 3 metri. È nettamente più grande di quello del cervello nel cranio, infatti il campo elettrico misurato dall’elettrocardiogramma(ECG) è circa 60 volte più grande, in ampiezza, di quello generato dalle onde cerebrali registrate da un elettroencefalogramma (EEG). Questo campo ha una forma peculiare definita toroidale, che è considerata la più unica e primaria dell’universo.

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Molti sono gli scienziati che si sono lasciati affascinare da queste idee e tra essi la Dott.ssa Erica Francesca Poli e il suo team, che studiano i campi magnetici cardiaci e loro influenza nell’infinitamente grande (l’universo) e nell’infinitamente piccolo (le cellule del nostro corpo).

Nello studiare le relazioni tra gli individui e le interazioni dei loro campi elettromagnetici, la Dott.ssa Poli ha scoperto che due persone che provano amore l’una per l’altra subiscono un vero e proprio cambiamento a livello quantistico: l’amore modifica l’espressione cellulare e il livello di vibrazione delle cellule, che in seguito alle emozioni provate sono portate a muoversi alla stessa frequenza.

La sovrapposizione delle onde di due persone che si amano, l’accavallamento dei loro stati quantici, permette ai due campi elettromagnetici di vibrare all’unisono sia nella relazione duale sia nei confronti del mondo esterno. Si crea così un entanglement, un legame tra i due amanti tale per cui un cambiamento nell’uno crea immediatamente un cambiamento nella coscienza quantica dell’altro, a prescindere dalla distanza fisica che divide i due corpi.

L’entanglement quantico era già stato teorizzata da Paul Dirac nel secolo scorso. Dirac ne costruì l’espressione matematica, la famosa equazione dell’amore:

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“Se due sistemi interagiscono tra loro per un certo periodo di tempo e poi vengono separati, non possono più essere descritti come due sistemi distinti, ma in qualche modo, diventano un unico sistema.”

Una volta compreso il campo elettromagnetico del cuore è il momento di considerare l’interazione che questo ha con gli strati dell’atmosfera terrestre: le frequenze generate da questi strati si muovono secondo una “sinfonia” compresa fra 0,01 e 300 Hertz e alcune di queste frequenze si sovrappongono a quelle che genera il cuore mentre comunica con il cervello.
È questo fenomeno che, sulla base delle ricerche degli scienziati dell’HMI, provoca la possibilità che un’intensa emozione collettiva eserciti un impatto misurabile sul campo geomagnetico della Terra.

 

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Gli scienziati hanno registrato questo fenomeno in occasione di avvenimenti mondiali particolarmente significativi, primo tra tutto l’attentato alle Torri Gemelle. In questa occasione due satelliti ambientali operativi geostazionari (GOES) hanno registrato un mutamento del magnetismo globale pochi minuti dopo l’attentato. I ricercatori teorizzarono che il cambiamento fosse dovuto alla forte emozione scaturita a livello mondiale: la variazione di così tanti campi elettromagnetici in contemporanea aveva portato ad una modifica a livello globale.
Questa scoperta implica che se riuscissimo ad imparare a decifrare le modalità di comunicazione tra cuore e terra, se imparassimo quindi il “linguaggio del cuore”, allora riusciremmo probabilmente ad influenzare gli effetti che il campo magnetico esercita su ogni forma di vita.

 

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L’intensa complementarietà di cuore e cervello, che a noi occidentali suona così olistica, è invece assolutamente comune nelle discipline orientali. In esse i cervelli che guidano il corpo umano sono addirittura tre: mente, cuore e intestino.
Lo conferma Micheal D. Gershon, esperto di anatomia e biologia cellulare presso la Colmbia University, che scrive:

“Basti pensare che l’intestino, pur avendo solo un decimo dei neuroni del cervello, lavora in modo autonomo, aiuta a fissare i ricordi legati alle emozioni e ha un ruolo fondamentale nel segnalare gioia e dolore. Insomma, l’intestino è la sede di un cervello vero e proprio. E non a caso le cellule dell’intestino producono il 95% della serotonina, il neurotrasmettitore del benessere “

Sulla base di queste considerazioni Grant Soosalu e Marvin Oka hanno preso in prestito e rivoluzionato alcune tecniche di Programmazione Neuro Linguistica per creare un metodo che riesca ad allineare i nostri tre cervelli: il metodo di mBraining, che permette di equilibrare le energie del nostro corpo e incanalarle verso i risultati desiderati.

 

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Infine, diceva Milan Kundera (scrittore, poeta e drammaturgo ceco, autore del romanzo L’insostenibile leggerezza dell’essere)

Quando il cuore parla, la mente trova indecente opporsi.”

Come se la mente riconoscesse la supremazia del cuore e si facesse da parte, per lasciare spazio alla realizzazione di sogni e di progetti che se si fermassero al puro ragionamento cerebrale non vedrebbero mai la luce.

E’ il cuore che qualche volta deve prendere il sopravvento e renderci capaci di inimmaginabili traguardi.

Un esempio? La storia di Jessica e Richard.
Jessica, 20 anni, soffre di epilessia e in seguito ad un attacco dimentica tutto della sua vita fino a quel momento: la sua casa nel Kent, la sua famiglia e il suo ragazzo Richard, non ricorda nulla né del loro primo incontro né della loro vita insieme.
La mente di Jessica aveva cancellato le memorie dei vent’anni precedenti, la traccia delle sensazioni provate e i volti di coloro che le avevano condivise con lei.
Tuttavia il cuore di Richard non si arrese e mandò al cervello l’intuizione più importante della sua vita: non avrebbe perso ciò che c’era stato tra loro. Il cervello trasformò poi l’intuizione in azioni e fu così che giorno dopo giorno Jessica si innamorò una seconda volta di Richard; permise al suo cuore di aprirsi, di indicare alla mente la strada della fiducia perché, anche se uno dei suoi cervelli non riusciva a ricordare, nell’altro la traccia di quell’amore era rimasta.

E allora qualche volta dovremmo anche noi prendere il coraggio a due mani e buttarci, dimenticarci di un cervello per affidarci ad un altro e seguire le parole di Anthony Hopkins in Vi presento Joe Black:

Dimentica il cervello e ascolta il cuore.
Io non sento il tuo cuore, perché la verità è che non ha senso vivere se manca questo
.”

 

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