Ce l’ho sulla punta della lingua…
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30 aprile 2015 - 11:32, by , in blog, No comments

È il tuo momento, stai parlando, sei disinvolto/a. Sai perfettamente quello che stai dicendo ma a un certo punto c’è qualcosa che ti manca… Non riesci neanche a girarci intorno.

Improvvisamente ti ammutolisci e non sai più cosa dire. Ti manca una parola, non una qualsiasi! Ti manca La parola. Quella che potrebbe permetterti di andare avanti nel tuo discorso, e invece è lì, sulla punta della lingua, ma proprio non ti viene in mente.

Davanti a un professore, o durante una riunione importante di solito il primo meccanismo che si innesca è quello di colpevolizzarsi sul fatto di non trovare la risposta corretta. E inizi a dirti frasi come: “Ecco sapevo che sarebbe andata male!”, “avrei dovuto prepararmi meglio” togliendo completamente il focus dalla ricerca della risposta e spostandolo su pensieri che ancor meno ti aiuteranno a trovarla.

In questi momenti l’emotività aumenta, e si possono provare diverse emozioni come: paura, stress, ansia, rabbia e altre sensazioni che ci allontanano dal nostro obiettivo.

Ma cosa accade davvero all’interno del cervello in questi momenti?

Tecnicamente ciò che avviene è l‛attivazione del sistema nervoso simpatico. Sottoposto a stress, il cervello attiva prontamente le vie nervose che partono dai centri di controllo del tronco cerebrale: si ha così il rilascio di noradrenalina in diverse sedi e di adrenalina dalle ghiandole surrenali (situate proprio sopra il rene).
Il duplice rilascio implica la risposta di attacco-fuga, la classica e pronta reazione necessaria in situazioni di pericolo.
Tutti possiamo riconoscere l‛iniziale sensazione di formicolio, la sudorazione, l‛aumento dell’‛attenzione, le pulsazioni accelerate, e il generico senso di paura che proviamo nei momenti immediatamente successivi a una situazione stressante.
Questi sintomi sono causati dai recettori situati nei vasi sanguigni e sono preparatori all’‛attacco o alla fuga e incrementano l‛apporto sanguigno agli organi vitali, ai muscoli e al cervello.

Il cervello si prepara quindi a “battersi o a battersela”.
Funzione di per sé molto utile, se questo non accadesse durante un meeting o davanti a un professore.

Per la prima volta questo meccanismo fu descritto nel 1890 da uno psicologo statunitense di nome William James.
Da allora fino al 1966 non venne più analizzato né studiato.
Poi, direttamente da Harvard partì uno studio seguito da due psicologi, Roger Brown e David McNeil che diedero una serie di significati di parole inusuali ai soggetti partecipanti alla sperimentazione, in seguito fu loro richiesto di trovare la parola corrispondente.
Ciò serviva a far provare loro la sensazione del “ce l’ho sulla punta della lingua”.

Ma come si innesca questo meccanismo? E perché?
Le cause possono essere molteplici:

  • Cause di tipo psicolinguistico, in altre parole una temporanea interruzione del processo di rievocazione.
  • Mancanza di sonno
  • Abuso di sostanze stupefacenti o di sostanze alcoliche
  • Distrazione
  • Ricordo archiviato male: senza una tecnica che permetta di creare un’organizzazione del ricordo può accadere di non saper gestire la codifica dei dati e di non riuscire quindi a recuperare le informazioni.
  • Invecchiamento

Sull’ultimo punto però ci sono opinioni contrastanti, infatti, all’università della Virginia gli psicologi Timothy Salthouse e Arielle Mandell hanno coinvolto oltre 700 ambosessi di età compresa tra i 18 e i 99 anni.
Sottoposti a test mnemonici, i soggetti giovani sembravano rispondere meglio dei soggetti anziani dal punto di vista dei “vuoti” di memoria.
Tuttavia, anche se l’aumento dell’età è associato a più bassi livelli di memoria episodica e con più frequenti esperienze di “ce l’ho sulla punta della lingua”, i ricercatori non hanno trovato alcuna associazione tra la frequenza dei momenti di inceppamento della memoria e le performance sui tipi di test mnemonici a cui sono stati sottoposti i volontari. I due fenomeni sembrano essere in gran parte indipendenti l’uno dall’altro.
Tranquillizzati quindi sul fattore età!
Allenando i tuoi neuroni, i tuoi ricordi non risentiranno del passare degli anni.

Come si può evitare che questi episodi accadano?

Prepararsi è in assoluto il primo passo da fare quando vogliamo realizzare qualcosa.
Non parlo di preparazione solo a livello di contenuti ma anche a livello emozionale.

Infatti bisogna prima di tutto cambiare le nostre emozioni; essere rilassati prima di una prestazione ci servirà a dare il meglio di noi stessi. Liberare la mente da tutto quello che in quel momento non ci serve e non ci è utile. Respirare profondamente, bere dell’acqua o utilizzare tecniche di rilassamento prima di affrontare il momento in questione.

Cambiare le nostre convinzioni:

Le nostre emozioni dipendono da ciò che noi crediamo. Si tratta, dunque del risultato di un processo cognitivo che ci porta a fare valutazioni sulle base di informazioni che abbiamo ricevuto o che crediamo di aver ricevuto.
Un aforisma di Henry Ford recita:

“Che tu creda di farcela o di non farcela avrai comunque ragione”.
I tuoi risultati e le tue prestazioni dipendono da te.
Crederci o non crederci ti servirà solo ad avvicinarti o ad allontanarti.

Finché ti dirai di avere una pessima memoria, il tuo cervello crederà a questo.
Fai la tua scelta.

E se proprio ti inceppi?

Inizia a scrivere una lista, e se non puoi scriverla falla solo mentalmente.
Un elenco di parole che si collegano all’ultima che hai detto, ti aiuterà a sfruttare il tuo pensiero radiante (radiant thinking) che è il modo più naturale e automatico con cui il cervello umano funziona.
Questo deriva dalla gigantesca capacità del cervello di apprendere ed elaborare informazioni. Il termine radiante significa diffondersi verso una direzione a partire da un centro stabilito; si riferisce ai processi di pensiero associativo che provengono da un punto centrale, o che si connettono a esso.

Ogni cellula cerebrale è in grado di contattare fino a diecimila cellule nello stesso istante.

Respira, rilassati e troverai la risposta!

 

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